NOTIZIE - PERSONALE SCUOLA DOCENTI E ATA
Riforma personale Ata. Ruolo solo con il concorso Precari e aspiranti sul piede di guerra

Una riforma epocale per il personale ATA è in arrivo, ma non mancano le proteste. Cambiano le regole d’accesso al ruolo: sparisce il “passaggio automatico” da graduatorie e supplenze. Il concorso diventa la sola via per l’immissione in ruolo. Precari e aspiranti sollevano dubbi e preoccupazioni.
Il mondo della scuola è attraversato da una nuova scossa. Dopo anni di attesa e riforme centrate quasi esclusivamente sulla figura del docente, al centro dell’attenzione finisce il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario). Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in sinergia con il Ministero della Pubblica Amministrazione, ha avviato un percorso di riforma strutturale del settore, che andrà a ridisegnarne accesso, progressione di carriera e modalità di stabilizzazione.
Ma il provvedimento, ancora in fase di definizione, ha già sollevato numerosi dibattiti. Il cuore della polemica? Il nuovo criterio di accesso al ruolo esclusivamente tramite concorso pubblico, con l’eliminazione di fatto delle immissioni in ruolo da graduatorie provinciali e dalle “storiche” liste di III fascia.
Secondo le bozze circolanti e alcune anticipazioni provenienti dai tavoli tecnici, il nuovo modello prevede che l’ingresso a tempo indeterminato nel personale ATA avvenga unicamente tramite concorso per titoli ed esami, da bandire periodicamente su base regionale o nazionale, a seconda del profilo.
Scompaiono così le forme di reclutamento che per anni hanno rappresentato l’unica speranza di stabilizzazione per migliaia di lavoratori precari: parliamo di collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici
Il nuovo modello ignora il servizio pregresso, escludendo di fatto migliaia di collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici che da anni operano nella scuola con contratti a tempo determinato. Nessuna fase transitoria è al momento prevista, né meccanismi di riserva o valorizzazione reale dell’esperienza maturata.
Il risultato? Una mobilitazione diffusa e sempre più agguerrita. Molti lavoratori denunciano un “tradimento istituzionale”, dopo anni di impieghi precari e sacrifici. “Siamo stati fondamentali durante l’emergenza sanitaria e ora veniamo messi alla porta”, si legge in una delle tante lettere aperte indirizzate al Ministro.
In prima linea contro la riforma si schiera ASSET che ha già annunciato una battaglia legale. In una nota ufficiale diffusa il 14 giugno, il sindacato definisce la riforma “gravemente lesiva dei diritti acquisiti”, e si dice pronto a impugnare ogni atto normativo che impedisca l’immissione in ruolo dei precari storici.
Il Ministero sta ignorando del tutto il principio di continuità amministrativa e il valore dell’esperienza maturata sul campo. Questo provvedimento, se approvato in questi termini, è discriminatorio e sarà oggetto di un’azione giudiziaria coordinata in tutta Italia.
I legali sono stati già incaricati di predisporre un ricorso collettivo non appena verrà pubblicata la normativa definitiva, e invita tutto il personale coinvolto a pre-aderire alla vertenza nazionale.
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